Antropologia & Arte,  Storia & Archeologia

Quando la fortezza di Lucera fu messa in vendita

Vi segnaliamo questo documento apparso su un articolo dell’Archivio Storico Pugliese del 1982. Quando si decise di mettere in vendita la fortezza svevo-angioina e il prezzo fu deciso in base alle pietre che lo componevano. Correva l’anno 1755.

Eccellenza

Con real carta de’ 2 agosto in risulta di mia riverente relazione che le umiliai toccante dell’antico castello di questa città di Lucera, tra l’altro che si servì V.E. comandarmi vi fu di dover io far le pratiche, e diligenze per rinvenire chi avesse potuto applicare a far la compra del medesimo, e nel tempo stesso far un prudenziale scandaglio del per quanto potrebbesi liberarne la vendita, e riferirvelo.

In esecuzione dunque di un tal incarico debbo a V.E. far presente che, dovendosi indispensabilmente riconoscer prima il fabrico di tal castello, ho stimato molto approposito di avvalermi della perizia dell’ingegnere militare D. Filippo Alcubierre qui destinato, ed infatti avendo lo stesso proceduto a tal perizia, si è riconosciuto che il fabrico che compone il recinto del castello sia di malissima qualità per essere molto antico, giacchè si vede fatto ad argamasco, o sia di fabrica a getto, con rivestimento semplice di mattoni mischiato con savorre, il di cui solido demolendosi, produrrebbe più tosto della terra e polvere, che materiale buono a potersene far uso, rinvenendosi però negli angoli delle ventiquattro picciole torri, che regnano nel recinto, alcune pietre di cantiere servibili, e che prudenzialmente possono ascendere a circa duecentoottantasei canne.

In uno degli angoli di detto recinto avanti la porta per la quale si entra nel castello, esiste un corpo di fabrico intieramente distaccato, rovinato in più id due terzi, senzacchè si possa far conto di altro, che di alcune pietre di canteria componenti la membranatura e cornice, in un numero prudenzialmente di circa canne centoquarantanove.

Quel che è più rimarchevole, che s’incontra nella ruina di questo castello, siano due torri in figura circolare rivestite interiormente, ed esteriormente di pietra viva di canteria, come anco il basamento del fabrico, ch’esiste alla facciata della parte della città, rivestita similmente di pietra viva, come anco i pilastri del ponte e gradinata, che vi era dentro al fosso, che in tutto prudenzialmente ascendono a canne superficiali di circa mille ed ottantuno.

Ch’esiste ancora nel centro del recinto del castello un corpo di favrico inutile, ch’era tempio in quelli tempi, con una cornice che regna intorno di pietra viva, come anco si osserva il fronte del rivestimento delle tre porte rivestite di pietra viva, colle quattro porta ancora, che vi sono nel recinto del castello, locchè potrebbe ascendere a canne superficiali di centoventicinque.

In manieracchè sommando le canne sudette di pietra viva di canteria a mille seicento quarantuno superficiali, e valutandosi a ragione di ducati sette e mezzo la canna compensatamente, importa la summa di ducati dodecimila trecento e sette, e grani 50 per essere tutte pietre lavorate, e squadrate a forza di scalpello, e che con spesa pochissima si potrebbero collocare ad uso di altro fabrico.

Dopo dicchè non ho tralasciato, così in questa città, che ne’ luoghi convicini usare ogni diligenza per trovar persona che avesse voluto attendere alla compra di detto castello, ma finora non mi è riuscito di rinvenirla.
Debbo ancora farle presente, che esistendo intorno al castello alcuni terreni vacui, l’erba che in essi nasce, si suole in ogni anno affittare da questo regio percettore per conto del fondo della separazione de’ lucri, ed in quest’anno se ne ricava d’affitto ducati cinquataquattro.
Ch’è quanto in attenzione de’ miei doveri debbo a V.E. far presente, e colmo del maggior rispetto mi rassegno.

Lucera, 13 ottobre 1755

Di V.E.

(Domenico de Lettieri)

Veduta della fortezza in una foto del 1943

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