Storia & Archeologia,  Tutela & Salvaguardia

Le mura della colonia latina di Luceria

Tra le più importanti città della Daunia, Lucera è stata da sempre contesa per la sua posizione strategica tra il Tavoliere e il Subappennino. I Romani la costituirono in colonia latina, nel 315-314 a.C., con l’invio di ben 2500 coloni, munendo i suoi tre colli, tra la fine del IV sec. e gli inizi del III sec. a.C., di una cinta muraria in opera quadrata che si estendeva per quasi 5 miglia romane (circa 7 km). Oggi, di quell’imponente fortificazione non resta che un tratto di mura scoperto nel 1980 di fronte al cimitero. Purtroppo, come spesso accade, questi importanti manufatti sono abbandonati all’incuria e al vandalismo, senza che le istituzioni pubbliche (Soprintendenza, Comune, Provincia, Regione) mostrino interesse alla loro tutela e valorizzazione. Proprio in questi giorni, nella più totale indifferenza, si è staccato un grosso blocco di arenaria da uno dei conci della cortina. L’ennesima prova di quanto le nostre antiche memorie siano alla mercè del più completo degrado.

Per sottolineare l’importanza delle vestigia di queste mura, riportiamo uno stralcio di un articolo di Marina Mazzei e Francesco Grelle apparso nel 1992 sulla rivista di archeologia “Taras”, accompagnato da alcune fotografie scattate in questi giorni. Buona lettura.

Un caso a se stante è quello delle mura di Lucera relativo all’impianto coloniale della fine del IV secolo a.C.  Individuate solo per un tratto ne è stato ipotizzato il tracciato già dallo scorso secolo, per il quale, tuttavia, rimane aperta la possibile inclusione o esclusione dell’acropoli-castello. I blocchi in arenaria che le componevano erano alquanto squadrati e disposti alternativamente di testa e di taglio. Non è da escludere, tuttavia, come si era già ipotizzato prima del loro rinvenimento avvenuto nel 1980, l’esistenza di una fortificazione precedente l’impianto coloniale, ipotesi sostenuta sulla base della lettura della fonte che descrive le lotte fra Sanniti e Romani a Lucera durante la seconda guerra sannitica, mentre all’impianto di età augustea potrebbero riferirsi i blocchi e il nucleo cementizio da tempo segnalati a porta Troia, in corrispondenza dell’area sviluppatasi in età medievale. Ed è invece proprio alla cinta della colonia lucerina della fine del IV sec. a.C. che si deve attribuire l’iscrizione, oggi dispersa ma schedata da T. Mommsen, commemorativa dell’intervento edilizio promosso da tre praefectei con la costruzione delle mura e delle porte, e forse di torri che, oltre a dare preziose informazioni sull’organizzazione amministrativa locale, restituisce anche un altro elemento significativo sotto il profilo della monumentalità.

LUCERA

Mura individuate per un tratto, messo in luce nel 1980, nell’area antistante il cimitero. Costruite in blocchi squadrati in arenaria, disposti regolarmente di testa, si conservano per un’altezza di m 2,50 e m 70 di lunghezza.

Il tratto portato alla luce conferma la proposta formulata da G.B. D’Amely nel 1861, secondo la quale le mura avrebbero compreso le alture del Belvedere, di Monte Albano e di Monte Sacro, ed erano lunghe quasi cinque miglia. Allo stesso circuito, dunque, potrebbero essere pertinenti i conci un tempo presso il castello, in particolare sul versante W e su quello N della collina del Belvedere, segnalati nel 1922 da De  Troia che ne ipotizzava l’appartenenza ad una torre.

Alle mura di arenaria va riferita l’epigrafe CIL 800, incisa “in lapide arenaria mollissima” relativa alla costruzione di porte promossa da tre praefectei.

…VS. N.F.

…VS. C.F. 

…NIVS. L.F.

(PRAIF)ECTEI 

(TVRREIS) PORTAS

(MOIRO)SQVE

(FECERVN)T F.

2 Comments

  • michele

    Ciao Alessandro, bravo.
    Ti ricorderai sicuramente di me, mi congratulo per l’articolo e soprattutto per il messaggio che hai voluto mandare a quegl’incolti dei lucerini in genere e, a quegli ignorantoni degli amministratori in particolare.
    Tempo fa avevo anch’io accennato all’abbandono del sito romano, così come avevo compreso anche il residuo del lungo muro perimetrale che costeggia la caritas (ex ospedale s. lucia), e quello lungo via v. veneto.
    Addiritttura segnalai questi siti di particolare rilevanza storica, sia all’assessore alla cultura dell’epoca e alla direttrice del museo ma, ovviamente nessuno se ne interessò, compreso i lucerini che lessero i miei articoli.
    Ciò comunque non ti deve scoraggiare a tenere sempre vigile la tua attenzione sulle ricchezze della nostra città, perchè ci appartengono e dobbiamo continuamente proteggerle.

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